Nonostante i tempi abbiano logorato alcuni capisaldi sociali e politici che la identificavano fortemente, Bologna oggi si presenta come una città vitale, ricca di opportunità sia dal punto di vista culturale sia da quello lavorativo.
Quest’ultimo aspetto in particolare è un fiore all’occhiello della città, insieme all’università e al sistema ospedaliero (strettamente collegato a quello accademico).
Bologna al centro di un’area speciale
Bologna è al centro di un’area speciale, per certi versi unica al mondo. La presenza di industrie leader nei campi del packaging e del medicale, e la prossimità con un territorio fortemente vocato all’automotive di lusso e all’alimentare, fanno di questa area metropolitana una protagonista indiscussa dell’export italiano, in grado di essere decisamente attrattiva per insediamenti molto importanti dimensionalmente. A supporto di un sistema manifatturiero di prim’ordine c’è una fitta rete di aziende dei servizi, resa evidente dalle sedi di colossi assicurativi e finanziari e da una moltitudine di piccole imprese specializzate nelle molteplici attività del terziario.
Il livello occupazionale è logicamente molto alto. Dati rilasciati nel 2018 relativi alla Città Metropolitana di Bologna parlano espressamente di: “primato del tasso di occupazione fra le grandi province italiane”. Dunque Bologna ancora oggi dimostra di essere una città europea. Ma allora come mai, a differenza di altre realtà affini in Europa, a cominciare dalla vicina Milano, sono poche le imprese di Bologna che avviano percorsi di Coaching per il miglioramento professionale del personale o per il raggiungimento di obiettivi?
Le imprese di Bologna e il coaching
Conosco molto bene il sistema delle imprese del mio territorio e mi spingo a ipotizzare che la ragione risieda proprio nella speciale “composizione” del tessuto aziendale bolognese.
A fronte di un esiguo numero di grandissime aziende (le quali dispongono di funzioni HR e si avvalgono, più o meno frequentemente, di coach) la scena economica è prevalentemente occupata da realtà medio-piccole. Realtà che in molti casi sono cresciute in fretta, producendo a testa bassa senza troppi complimenti, spesso capitanate da un titolare che “si è fatto da sé”, uscendo da qualche azienda colosso e formandosi sul pezzo, negli anni Ottanta e Novanta. Una generazione di bolognesi veraci, che non ha tempo “per queste cose” e, non di rado, per motivazione del personale intende solo ed esclusivamente l’aumento di stipendio o una gratifica sporadica, magari fuori busta. A ciò si aggiunge la proliferazione di sedicenti coach o altre figure di “motivatori” e consulenti che, a Bologna come immagino anche nel resto del Paese, utilizzano in modo improprio il termine coaching, perché fa figo, soprattutto. Queste persone non fanno che aggiungere confusione sulle reali potenzialità del metodo. Il loro “coaching” è spesso formazione o consulenza che non ha nulla a che vedere con il metodo autentico e, tantomeno, con il codice etico di ICF, che resta la principale organizzazione mondiale nel Coaching e rilascia certificazioni precise.
Cosa fare per promuovere il coaching a Bologna
Cosa fare? Personalmente sono convinto che il Coaching serva molto anche nelle aziende e credo che un imprenditore moderno, illuminato, troverebbe dei reali benefici ad avvalersi di coach professionisti seri per migliorare la sua squadra e se stesso. Per questo è fondamentale, per chi ha a cuore il Coaching come metodo che può veramente fare la differenza, attivarsi per diffondere la conoscenza delle potenzialità e dei vantaggi di percorsi dedicati di Coaching, anche vissuto in affiancamento ad altre iniziative quali formazione, tutoraggio.
Massimo Max Calvi